Esperienze reali

Intervista a Agostino Marazzato

January, 2018

Agostino Marazzato racconta, cifre alla mano come l’impianto di IES BIOGAS ha cambiato la sua azienda agricola, integrandosi e trasformandola dall’interno.

Il contadino matematico: grazie al biogas.

Agostino Marazzato ama definirsi un contadino, non un agricoltore. Quale sia la differenza fra i due termini, secondo il suo punto di vista, pensiamo di averlo intuito: l’agricoltore è solo un mestiere, il contadino un modo naturale di vivere il rapporto con la terra.
Ma oltre a questo, a noi Marazzato è sembrato anche un esteta del paesaggio e un matematico. Un esteta per la pulizia, l’ordine e la cura con cui gestisce il suo impianto da 625 kWh a Trebaseleghe (PD), un vero gioiello da vedere e visitare, un giardino esemplare per come ha saputo innestarlo armonicamente nel contesto agreste. Un matematico, per come ha snocciolato cifre e conti a memoria durante l’intervista, da cui emerge la piena consapevolezza e il pieno controllo economico sulla sua scelta di integrare il biogas all’azienda di famiglia.

Come è nata la sua azienda agricola?

Nasce nel 1966 ad opera di mio padre che allevava solamente vitelli. Io, si può dire, ho iniziato a lavorarci da bambino. Una volta presa in mano, ho deciso di convertirla all’allevamento di maiali, che ho sempre prediletto. Dalle 250 scrofe iniziali siamo arrivati alle 1.000 di oggi, da cui nascono circa 28.000 suini all’anno.

Una bella cifra.

Eh sì, non male. Eppure se non fosse per l’impianto di biogas probabilmente avremmo già chiuso. (E qui Agostino Marazzato elenca una serie di calcoli che stupirebbero anche un professore universitario per la lucidità e la precisione con cui li svolge, NDR).

Ha cambiato completamente il modello economico dell’azienda. Ma senza stravolgerlo. Ha dato vita a un nuovo modo di lavorare, sensato ed efficiente. Attenzione, il biogas si deve integrare all’azienda: gli agricoltori devono capire questo.

Ci spieghi meglio.

Allora, prendiamo la terra ad esempio. Noi abbiamo 150 terreni in cui produciamo tutte le colture che poi entrano nel digestore. Facciamo tutto noi, dalla A alla Z. Esiste un 50% di costo in più se le acquistassimo o le prendessimo da terreni in affitto. Solo di insilato di mais ci sono 250mila euro di risparmio nel gestire le colture in autonomia. E la loro resa energetica è superiore al loro valore di vendita. Ma tutto questo lo facciamo per integrarci all’allevamento.

Intende dire che la dieta del suo impianto prevede anche il liquame.

Certo: come detto, noi alleviamo suini. Tutto il ragionamento parte da lì. Produciamo 50 metri cubi di reflui al giorno, e li peschiamo in automatico da 3 punti diversi dell’azienda. Se uniamo al conto dei campi la gestione dei reflui noi abbiamo un risparmio di 350 euro all’ettaro. E sa anche perchè? Perché grazie al digestato ottenuto dalla produzione del biogas, la resa del terreno è passata da 500 quintali di insilato per ettaro a 1.000 quintali per ettaro. E riusciamo tranquillamente a fare la doppia rotazione delle colture, con un’ottima qualità. Il digestato poi viene distribuito nei campi tramite un impianto che è tutt’uno con l’impianto di irrigazione. Capisce cosa significa integrazione del biogas?

Cambia l’ottica di lavorare in azienda, tutto migliora.

È così! Oggi l’azienda genera utili, anziché perdite, in modo efficiente. Ma, appunto, non solo perché produco energia, ma proprio perché riesco a fare allevamento e coltivazione in modo nettamente migliore e finalmente redditizio. Pensi anche al teleriscaldamento delle stalle. I suini che nascono trovano sempre ambienti a temperatura controllata di 30 gradi. E io ora non pago nulla per questo, ci pensa l’impianto, mentre prima facevo fuori 150-170 tonnellate di gasolio all’anno.

Un ambiente caldo è un beneficio per tutto il bestiame…

I suini crescono sani – anche perchè sono rigido sull’igiene – e do loro zero antibiotici. In questo modo anche i batteri dell’impianto lavorano meglio. Come vede è tutto collegato.

Anche l’impianto comunque richiederà del tempo, del lavoro…

Sì, ma davvero poco. Il lunedì è il giorno in cui ci sono più cose da fare, perchè cambiamo posizione degli agitatori e ruotiamo tutti i meccanismi. Ma per i restanti giorni le pompe attaccano e staccano da sole. Quasi tutto il processo è automatizzato, il restante lavoro è molto semplice e lineare. Il poco tempo occupato genera una produttività di gran lunga superiore.

Ci pare che lei sia stato uno dei primi a scegliere IES BIOGAS, giusto?

Ho visto tanti impianti prima di decidere. È vero, la IES era partita da poco all’epoca, ma quando sono andato a vedere un loro impianto già attivo non ho avuto dubbi, ci ho visto dentro. Gli altri avevano problemi, si impiantavano, quello di IES BIOGAS filava alla grande. Oggi ci sono agricoltori che hanno installato impianti di altre aziende che vengono qui a vedere il mio.

Nessun problema finora?

Manutenzione straordinaria non ne ho mai avuta. E il mio impianto ha funzionato nel 2012 per 8703 ore su 8760, praticamente un record. Io poi tengo molto all’ordine. Un impianto che va bene deve essere pulito, se c’è casino vuol dire che non funziona.

E come mai ha scelto il dimensionamento da 625 kW?

È la gestione che conta, non rincorrere i kilowatt. Ho visto tante aziende rincorrere i 999 kWh con l’illusione di massimizzare il guadagno, ma se l’azienda non è correttamente dimensionata per quelle potenze sta sprecando soldi. Personalmente so quanto rende esattamente ogni parte della mia azienda. Se c’è una cosa fra le tante in cui IES si è dimostrata fin da subito diversa dagli altri è stata questa: mi hanno consigliato il dimensionamento in base al liquame e alla grandezza del terreno. Hanno fatto i conti perfettamente. E così ho imparato a farli anch’io.

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